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Tradizione

 

La manaide era un tipo di barca da pesca con uno scafo lungo e sottile, con sei oppure otto remi ed una vela che ad Anzio dal 1700 fino a inizi ‘900 era l’imbarcazione più utilizzata per la pesca del pesce azzurro.

Il termine manaide era usato anche per un tipo di rete da posta che si adattava ai pochi mezzi a cui la città stessa provvedeva grazie ad abili costruttori di barche ed alle donne che cucivano e tinteggiavano le reti e le vele.

Nel medioevo le coste della antica Antium vennero abbandonate e lo sviluppo della pesca riprese solamente nel ‘700 a seguito della costruzione del nuovo porto che consentì ad Anzio di diventare un approdo sicuro per tanti pescatori provenienti dalle isole del sud e dalla Campania, attirati dalla varietà e dalla abbondanza di pesci così insieme alle tecniche di pesca si mescolarono anche le tradizioni, le ricette e i metodi di conservazione.

All’epoca la pesca più diffusa era quella delle sarde e delle alici che avveniva dalla primavera all’inizio dell’autunno. Le alici e le sarde invendute venivano sottoposte alla salagione e diventavano proteine preziose e fruibili per tutto l’inverno.

Oggi come allora, le alici dopo essere state decapitate ed eviscerate, vengono conservate  a strati sovrapposti intercalati da uno strato di sale in appostiti contenitori chiamati cugnetti alla cui sommità viene posto un tappo di legno chiamato tompagno e sopra un peso che con il progredire della maturazione viene diminuito.

Il sale necessario per la stagione di salagione era un tema importantissimo per tutta la cittadina a tal punto che interi consigli comunali dalla fine dell’800 ai primi del ‘900 erano dedicati al reperimento del sale.